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L’assedio del fuoco

 

Fin dalla sua nascita, lo Stato di Israele ha combattuto difficili battaglie contro tutti i suoi nemici: guerre, contro ogni deplorevole forma di terrore. Spesso c’è stata una quiete, a volte apparente, a volte temporanea. Ma è un conflitto senza fine, con ostilità continue, a volte silenziose. Silenziose, come le nuove ingegnose tattiche terroristiche.

Avete presente i palloncini ad elio, festosi e colorati, per le feste dei bambini? Quando l’elio non c’è, la disperazione delle mamme si risolve con due semplici ingredienti casalinghi: bicarbonato di sodio, aceto e… puff la soluzione al problema è servita! I palloncini fluttueranno nell’aria grazie alla reazione acido-base che porta alla creazione di anidride carbonica.

Vorrei raccontarvi una storia divertente, di tanti palloncini colorati che fluttuano nell’aria o del comune, solito e ordinario utilizzo dei balloon per festeggiare i bambini. Ma devo raccontarvi invece la follia, di come l’insania umana supera ogni limite. In Israele la chiamano “Intifadat habalonim” che tradotto significa l’intifada dei palloncini. È la nuova arma dei palestinesi, è questa la follia: un’arma incendiaria quasi primitiva, sta complicando le scelte strategiche degli israeliani che non riescono a trovare la soluzione per fermare questi rudimentali mezzi aerostatici. Ecco come l’effetto sorpresa palloncini da festa si trasforma in catastrofe. Vi spiego esattamente l’assemblaggio: molotov, piccoli ordigni esplosivi, bombe artigianali, attaccati a palloncini aerostatici. Aggiungiamo il vento e il naturale elemento istinto di un volatile, l’ordigno è pronto a colpire dall’altra parte della Striscia, in Israele. Il filo fa da miccia e il congegno in caduta libera sul terreno scatena l’inferno di fuoco. Studiato ad hoc in ogni minimo dettaglio, è stato considerato anche il clima arido e difficile di Israele.

Dimenticavo, non solo palloncini incendiari, quando meno te lo aspetti dalla Striscia di Gaza arrivano anche aquiloni e preservativi gonfiabili. Cosa sto dicendo? Stessa tattica, stesso assemblaggio. Sono questi i nuovi strumenti del terrore che spinti dal vento, superano liberamente la barriera di protezione al confine, cadono nei campi israeliani e bruciano ettari di terreno. La stagione secca infatti, costituisce l’ulteriore supporto per bersagliare al meglio i campi coltivati dagli agricoltori dei kibbutzim nei dintorni di Gaza, le foreste, i boschi, gli animali, i civili. La peculiare aviazione palestinese sta causando ingenti danni all’agricoltura, secondo le stime del governo si parla di molti milioni di euro.

Dall’aprile del 2018 sono stati lanciati da Gaza verso Israele più di 1200 tra palloncini, aquiloni e preservativi incendiari. Così l’intifada di fuoco accende l’ignobile immaginazione dei (piro) terroristi, con manovalanza e strumenti a basso costo di realizzazione. È questa la nuova terribile forma di terrorismo, dove il fuoco si diffonde come vuole, brucia, senza calcolare quali e quante vittime farà. Vorrei sottolineare che l’uso di tattiche incendiarie non sono un argomento nuovo: esistono versi di un testo sacro che ispirano alla realizzazione di un vero “inferno di fuoco”.

Un esempio. Il 22 maggio scorso ci sono stati 11 incendi vicino alla striscia di Gaza: uno di questi ha provocato circa 400 dunam di terreno bruciato nel Kibbutz Alumim. Me l’ha raccontato Moshe, il vigile del fuoco forestale KKL che ho intervistato il 23 maggio, quando ero in Israele, nella Foresta KKL Be’eri, a circa 2 km dalla Striscia. All’improvviso mentre parlavamo è arrivata una chiamata. Senza dirmi una parola, mi ha lasciata li incredula, Moshe è salito sull’autopompa e scappato via. In pochissimi secondi ho capito cosa stava succedendo. Mi sono guardata intorno e non lontanissimo da me una nube di fumo nero. Era tutto vero. Mentre il vento soffiava e alimentava le fiamme, ho visto realizzato con i miei occhi le abominevoli fantasie di #Israelburn, l’intifadat habalonim.

Grazie a D. ci sono i nostri eroi: vigili del fuoco forestale KKL, corpo nazionale, volontari, vigili del fuoco del consiglio regionale e dell’esercito sempre pronti per intervenire all’emergenza contro ogni tipo di incendio. A molti è ignota la notizia, che tra le tante attività del KKL, esiste un dipartimento speciale, nello specifico un’unità di vigili del fuoco forestale, che si occupa del verde, della sicurezza delle foreste, ma anche delle zone agricole e dei kibbutzim, addestrati dalla prevenzione all’emergenza fino al ripristino dei danni. Con un’instancabile lavoro, coraggiosamente affrontano gli imprevedibili incendi, rischiando la propria vita per aiutare e salvaguardare il verde di Israele.

Grazie alla determinazione e alla professionalità che caratterizza la nostra organizzazione e soprattutto al garantito supporto dei nostri sostenitori da tutto il mondo, KKL è in prima linea con un nuovo progetto per cercare di fermare questo imminente problema.

In questo difficile momento, a causa dei continui e infiniti attacchi provenienti da Gaza, c’è bisogno di nuovi veicoli che possano prestare soccorso. È questo il nostro nuovo progetto firmato KKL Italia Onlus: la raccolta fondi per l’acquisto di un nuovo mezzo antincendio per combattere questa terribile forma di terrorismo. Dobbiamo essere preparati all’emergenza, dobbiamo operare per mettere in difesa le nostre terre, le nostre foreste, il nostro futuro e quello dei nostri figli.

Io ho avuto paura: vivere in prima persona l’intifadat habalonim, vedere con i miei occhi quella nube di fumo, pensare a cosa sarebbe potuto accadere. In un saggio di Napoleon Hill è scritto “Coltivate sempre pensieri positivi, l’entusiasmo non può fiorire in un terreno pieno di paura”. Sono certa che ripristineremo l’ambiente nelle nostre foreste e coloreremo Israele più verde di prima. Sono certa che troveranno una soluzione per lo stillicidio senza fine di questi agghiaccianti mezzi aerostatici. Noi, nel frattempo, continuiamo a fare il nostro lavoro: aiutare e sostenere Israele. Sempre.

Martina Mieli

Foto di Carlo Mogiani

 

 

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