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I rischi del cibo “Low Cost”

Cibo

La crisi ha portato le famiglie a modificare lo stile di vita a cui erano abituati, apportando sempre più tagli ai consumi.
Oltre a prefiggersi come obiettivo quello di acquistare lo stretto necessario, come i viveri, si cerca di comprarli al prezzo più basso.

La dimostrazione di tutto ciò viene data dal settore composto dai discount che, vendendo prodotti ad un prezzo irrisorio o tramite delle offerte, ha ricevuto un forte incremento alle vendite.

I prodotti alimentari “Low Cost”, possono nascondere molti pericoli per i consumatori e per la loro salute, in quanto i loro prezzi di vendita sono troppo bassi per un prodotto che ha superato tutti i controlli di filiera, prescritti dall’Unione Europea e dall’Italia.

Per cercare di sensibilizzare le persone che contribuiscono inconsciamente all’incremento di questo stile di vita errato, la Coldiretti ha presentato un dossier, chiamato “I rischi dei cibi low cost”, alla presidenza dell’Ue, al ministro irlandese Simon Coveney e a Paolo De Castro, numero uno della Commissione agricoltura del Parlamento europeo:

Lo scorso anno sono entrati in Italia 85mila tonnellate di pomodori ‘irregolari’ per la presenza di residui chimici, ma anche pistacchi e nocciole provenienti dalla Turchia contaminati da muffe. È cresciuta del 38% l’importazione di miele naturale dalla Cina per cui l’Ue ha lanciato un allarme sul rischio contaminazione da Ogm non autorizzati. Dall’Est europeo poi sono giunti in Italia, per la produzione di pane, milioni di chilogrammi di impasti semicotti e surgelati con scadenza 24 mesi, grazie ad additivi e conservanti.

Stiamo parlando di una situazione che si riscontra anche nel resto d’Europa e l’80% dei possibili allarmi per frodi alimentari ha riguardato prodotti provenienti da paesi non europei:

Dal pepe indiano (irregolare il 59%) al pomodoro cinese (irregolare per il 41%), alle arance egiziane (irregolare il 26%). A differenza delle spremute poi la maggioranza del succo di arancia consumato in Europa proviene dal Brasile sotto forma di concentrato a cui viene aggiunta acqua.

Il cibo low cost, oltre ad essere pericoloso per la sicurezza alimentare, mette a rischio anche la tradizionale dieta Mediterranea:

Se la produzione alimentare Made in Italy è la più sicura sulla presenza di residui chimici, lo sono stati meno – tra gli alti – i fagiolini del Marocco (irregolari nel 15% dei casi) le fragole etiopi (16%), i piselli del Kenya (38%) fino ai peperoni dell’Uganda (48%). Senza contare che ”sono raddoppiate in 10 anni le importazioni da partner Ue in Italia le imitazioni di Parmigiano Reggiano e Grana Padano.

Il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, ha affermato, infine, che:

occorre un piano strategico nazionale per aumentare del 10%, entro 5 anni, la copertura del fabbisogno alimentare nazionale, anche con politiche di salvaguardia del suolo agricolo e delle risorse naturali.

Fate attenzione a quello che comprate, non è sempre oro tutto quello che luccica!

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