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Un ulivo in memoria dei 2500 Carabinieri deportati nei Campi di Concentramento il 7 ottobre 1943.

Carabinieri

Sobria e ineccepibile come richiede il luogo, si è tenuta il 7 ottobre una cerimonia commemorativa in onore dei 2500 Carabinieri deportati nei Campi di Concentramento il 7 ottobre 1943.

La loro deportazione sgombrò il campo e si rivelò utile, per i nazisti che non avendo più ostacoli, operarono i rastrellamenti nei ghetti e la successiva deportazione degli ebrei che ha avuto il suo culmine il 16 ottobre di quell’anno.

I carabinieri, il 7 ottobre 1943 ricevettero l’ordine emesso dal maresciallo Graziani di consegnare le armi. In 6000 riuscirono a scappare, mentre 2500 circa vennero chiusi nelle caserme romane, dalle quali, sotto il tiro dei mitra tedeschi, vennero prelevati, fatti salire sui camion e poi sui vagoni-bestiame, diretti ai campi di concentramento in Germania e Polonia. Il ricatto di Kappler, che minacciava una rappresaglia a tappeto nel quartiere Parioli di Roma, costrinse questi eroi dimenticati a deporre le armi e a consegnarsi nella caserma di Viale Romania, circondata da mezzi blindati tedeschi.

È il caso per esempio di Renzo Sassi, ex maresciallo del Nucleo operativo dei carabinieri di Bologna, che ora vive e fa l’assicuratore a Granarolo e che la notte del 6 ottobre 1943 era in servizio, con il grado di vicebrigadiere, a Roma nei reparti a cavallo. Sassi, forse il primo testimone di quei fatti che parla, passò 18 mesi nel campo di Moosburg, vicino a Rosenheim. “La notte del 6 ci disarmarono e scortati dai tedeschi ci incamminammo verso la stazione. Eravamo dei vinti. Ci fecero salire su carri bestiame e partimmo per la Germania, passando per la Francia”.

Ora, a 70 anni da quella triste giornata, nella Scuola Allievi di Roma, l’Arma dei Carabinieri ha voluto ricordare questi eroi.

Insieme con la Comunità Ebraica rappresentata dal Presidente Riccardo Pacifici, il Presidente dell’Ucei Renzo Gattegna e il Rabbino Capo Rav Riccardo Di Segni, il Comandante Generale dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, ha deposto uno corona accanto alla lapide che ricorda la vicenda, di fronte a una guardia in G.U. S. che ha reso gli Onori al comando di un Ufficiale.

A terminare la cerimonia, l’altamente simbolica piantagione di un ulivo donato dal KKL Italia Onlus che, come ha detto il Presidente dell’Ente per l’Italia, “è uno dei gesti più belli per celebrare occasioni liete ma anche tristi, in onore o in memoria, in momenti privati e in cerimonie pubbliche”.

Ha ricordato un passo della Torà che recita “dove non ci sono uomini, comportati da uomo”, sottolineando che i 2500 Carabinieri deportati dalla furia nazista, “lo hanno fatto”.

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