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Alla scoperta della Torà più antica mai rinvenuta al Mondo – KKL Roma

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Quando si parla di scoperte storiche, siamo tutti un po’ intimoriti. Se poi queste sono nel campo religioso, intimoriscono e affascinano allo stesso tempo.

Il docente di Ebraico del Dipartimento dei Beni Culturali dell’Alma Mater di Bologna, Professor Mauro Perani, ha recentemente ritrovato la Torà più antica mai rinvenuta al mondo.

Nel corso di una interessante e affollata conferenza che ha tenuto nella sede romana del KKL Italia Onlus, alla quale ha preso parte attiva anche il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, Rav Riccardo Di Segni, ha sottolineato le caratteristiche dei Rotoli della Legge per le quali si può affermare che questa risalga a tempi antecedenti all’adozione delle norme di scrittura di testi religiosi dettate da Maimonide.

Lo scritto riporta degli abbellimenti anomali per l’epoca, è caratterizzato da dilatazioni o restringimenti delle lettere con il fine di giustificare il testo e addirittura sono costanti delle annotazioni a latere, cose assolutamente vietate dai dettami di Rambam per la stesura di libri sacri.

Sono, queste, caratteristiche più consoni a dei Codici che non alla Torah vera e propria – sottolinea il Professore – Nei Codici tutto ciò è permesso e di normale utilizzo. Anzi, le note hanno un ampio spazio e la giustificazione sfrutta l’allungamento delle lettere come dei segni senza significato, che pure ritroviamo sul rotolo di Bologna. Ma i Codici, proprio per la loro caratteristica principale di facilità e immediatezza nella consultazione, hanno la struttura di un libro vero e proprio e non di un rotolo lungo alcune decine di metri.

Nel 1889 Leonello Modona, ebreo originario di Cento che lavorò per anni come bibliotecario a Bologna – aveva visionato il Rotolo 2 (così è stato ora nominato) definendo la grafia un carattere italiano piuttosto goffo, ma questo altro non era che il modo di vergare la Torah prima che il filosofo Maimonide (morto nel 1204) fissasse in maniera definitiva la normativa rabbinica relativa alla scrittura del Pentateuco. Quella scrittura goffa era in realtà una grafia orientale molto elegante e raffinata, probabilmente in stile babilonese.

Anche la pelle utilizzata risulta essere molto diversa da quelle normalmente usate al giorno d’oggi. È una pelle ovina tanto morbida da sembrare stoffa di lino ed è scritta con un inchiostro di Galla che ne consente ancora una perfetta lettura.

Tutto questo ha portato il Professor Perani all’intuizioni di trovarsi di fronte a un esemplare particolarmente antico che ha fatto poi esaminare dagli esperti dell’Università del Salento e dal Radiocarbon dating laboratory dell’Universita dell’Illinois che, dopo aver effettuato i dovuti test al carbonio 14, l’hanno collocato tra la fine del XII secolo e l’inizio del XIII secolo (1155-1225) facendone il più antico rotolo ebraico completo della Torah oggi conosciuto.

Questa scoperta sembra voler riconfermare il legame che unisce a filo doppio Bologna e la Torah: nella città di Bo-lan-yah (pronuncia dialettale che in ebraico significa: In essa alloggia il Signore) fu stampata nel 1482 la prima edizione del Pentateuco ebraico e, oggi, a Bologna, si scopre il più antico rotolo della Torah fin qui ritrovato.

Il Rotolo 2 è molto raro perché i manoscritti — ha concluso Perani — quando sono rovinati perdono la loro santità, non possono più essere usati per le funzioni religiose e quindi vengono seppelliti. Per fortuna non è capitato al «tesoro ebraico» di Bologna.

Molto coinvolgente è stato anche l’intervento di Rav Di Segni che ha sostenuto le dichiarazioni dello studioso bolognese e, valendosi anche della testimonianza riportata dal testo di Avraham ben David Portaleone, Shilte ha-Giborim (1612), ha confortato la tesi della scrittura precedente alla codificazione maimonidea, già ufficialmente confermata storicamente nelle sue caratteristiche e ritrovata in frammenti di rotoli della Torah arrivati fino a noi e custoditi in archivi e addirittura in alcune Sinagoghe romane.

L’unicità del ritrovamento del Professor Perani, sta nel fatto che per la prima volta ci ritroviamo davanti a un rotolo conservato per intero. – conferma Rav Di Segni – I rotoli non conformi alle direttive di scrittura sacra, venivano normalmente seppelliti e comunque erano vietati all’uso nelle Sinagoghe. Il fatto che il Rotolo 2 sia stato conservato integralmente, ci fa immaginare che potesse essere dedicato allo studio della Torah e non alle funzioni strettamente religiose.

Il ritrovamento ha comunque un immenso valore, la cui importanza per gli studiosi è evidente anche a un pubblico non specializzato. Ci si augura che l’interesse e la curiosità suscitati dall’antichissima Torah possano fornire una buona base di partenza per le future ricerche relative all’origine e agli eventuali viaggi che questo tesoro nascosto potrebbe aver compiuto; prima di giungere tra le mani degli esperti, dopo essersi celato agli occhi dei più per secoli e secoli.

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