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Piantagione in memoria di Ariel Sharon: il discorso del Presidente Sassun

KKL | Raffaele Sassun Parco Rabin

In occasione della piantagione avvenuta a Parco Rabin in memoria di Ariel Sharon in concomitanza con la festività di Tu Bishvat, proponiamo il discorso pronunciato dal Presidente del KKL Italia Onlus Raffaele Sassun:

Il trattato di Rosh Ha-Shanà del Talmud, inizia con questa frase:

I 4 capodanni sono:

e dopo qualche riga troviamo:

e il 15 del mese di Shvat secondo la scuola di Hillel, è il Capodanno degli Alberi.

E’ immediatamente chiara la grande importanza che ha l’albero nella visione ebraica. L’albero è nella nostra tradizione, ed anche in quella cattolica, simbolo di vita, di libertà e di pace. L’albero è il testimone, il filo conduttore di intere generazioni. Celebriamo la festa del Capodanno degli alberi mangiando svariati tipi di frutta fresca e secca e promettendo che si cercherà di rendere meno arida la terra piantando nuovi alberi. E’ il momento in cui ognuno di noi cerca di riconciliarsi con la natura che ci circonda.

Il Keren Kayemeth LeIsrael è nato nel 1901 e da allora ha piantato in Israele, ma non solo, più di 250 milioni di alberi. Oggi si dedica a molte altre attività sempre legate alla natura e al benessere delle persone nell’ottica di uno sviluppo sostenibile. Sviluppo di parchi ricreativi, ricerca di nuove soluzioni nell’agro alimentare, lotta alla desertificazione, collaborazione con altri paesi del mondo. Tutte queste attività richiedono grandi sforzi ma il KKL conta migliaia di volontari in tutto il mondo e insieme ai nostri amici anche in Italia cerchiamo di colorare di verde e azzurro e di migliorare l’ambiente che ci circonda.

Meno di una settimana fa, l’11 gennaio, è morto, dopo 8 anni di coma trascorsi per la maggior parte del tempo nella sua fattoria nel Negev, il celebre ranch dei sicomori, Ariel Sharon, grande condottiero dello Stato d’Israele, il soldato che disubbidì agli ordini dei suoi superiori rischiando la Corte Marziale, e che praticamente vinse da solo la guerra del Kippur. Un uomo dal coraggio infinito, e dal sionismo infinito, orgoglioso dello Stato che ha così pesantemente contribuito a formare e crescere. I latini dicevano: Si vis pacem, para bellum. Così si è sempre comportato Ariel Sharon. E i nemici di Israele sapevano bene, hanno sempre saputo molto bene, che con lui a capo del governo, non avrebbero avuto vita facile nel perseguire uno stato di conflitto perenne. Sharon è stato l’ultimo grande leader, vero leader, capace di provare a portare la pace, una pace reale e tangibile con i propri vicini, a dispetto di chi non ci credeva (i suoi colleghi della Knesset), e a dispetto di che non l’ha mai voluta (Hamas in primis, ma non solo).

Infatti, nel 2005, Sharon ha deciso e portato avanti con una determinazione che solo lui poteva avere il ritiro unilaterale dalla striscia di Gaza. Dopo l’ictus che lo colpì pochi mesi dopo, nessun altro Primo Ministro Israeliano ha avuto il coraggio e il carisma per continuare il suo piano di disengagement, il cui prossimo step sarebbe stato quello di uscire anche dalla West Bank. E chissà come sarebbe oggi lo scacchiere mediorientale se Sharon avesse avuto l’opportunità di continuare il suo programma di ritiro unilaterale.

Herman Hesse, uno dei più grandi scrittori tedeschi del secolo scorso e premio Nobel per la Letteratura nel 1946, scrisse nel 1922 una favola d’amore basandosi interamente su di una serie di bellissime illustrazioni approntate da lui stesso. Il protagonista è un albero che è insieme uomo e donna ed anche l’albero della vita. Un albero che è eterna trasformazione degli elementi della natura. L’elemento che Hesse ha scelto per rappresentare l’amore, tutti i tipi di amore – tra uomo e donna, per il prossimo, per la natura che ci circonda è l’albero. Scelta forse azzardata ma molto azzeccata. Perché un albero è il silenzioso testimone delle nostre vite e delle nostre azioni.

Ariel Sharon è stato uomo che ha lottato per la libertà dello Stato d’Israele dalle minacce continue dei paesi vicini, è stato uomo che ha amato profondamente il popolo d’Israele, è stato uomo che ha cercato la pace con costanza e con forza politica sovrannaturale. Libertà, amore e pace. Gli stessi elementi che definiscono l’albero. Per questo motivo voglio quindi dedicare la piantumazione di questo ippocastano nel parco che porta il nome di Itzhak Rabin, suo compagno di viaggio nella storia di Israele, ad Ariel Sharon, uomo di pace, che ha rincorso la pace, e che oggi riposa in pace.

Raffaele Sassun, Presidente KKL Italia Onlus

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