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Come funziona l’enzima per sviluppare piante resistenti alle alluvioni

piante resistenti alle alluvioni

Secondo uno studio recentemente diramato, esiste un processo che mette in relazione l’esistenza di un enzima che permette lo sviluppo di piante resistenti alle alluvioni.

Il caso scientifico è stato seguito da un team di ricercatori della Scuola Superiore di Sant’Anna, dell’Università di Aachen e del Max Planck Institute di Golm (Germania).

Dal report, pubblicato su Nature Communications, si apprende che nelle cellule delle piante esiste un enzima (“cisteina ossidasi”), in grado di incorporare molecole di ossigeno nelle proteine che possiedono una cisteina come aminoacido iniziale.

A cosa serve la cisteina?

La cisteina, secondo i ricercatori, svolge un ruolo rilevante: ha il controllo su molteplici proteine. Daan Weits, uno dei ricercatori impegnati nel progetto spiega che: “il più immediato fra i substrati di questo meccanismo è il  regolatore della risposta anaerobica, RAP2.12, che grazie a PCO viene stabilizzato in  ipossia“.

Sicuramente ai meno esperti questa spiegazione può risultare un po’ difficile da comprendere, per tale ragione è possibile sintetizzare la scoperta sottolineando che, grazie a questo processo, è possibile studiare la risposta delle piante in condizioni di stress come, ad esempio, in caso di alluvioni.

Come si ha avuto modo di vedere, nell’inverno appena trascorso casi come questi sono sempre più frequenti. Rovesci ad alta intensità hanno causato nel corso dell’ultimo decennio numerosi danni all’agricoltura.

L’enzima in questione è in grado di fornire un concentrato di ossigeno che, stando ai primi risultati dello studio, permetterebbe alle piante di sopravvivere anche in caso di calamità.

Questo è solo un primo passo perché, con l’individuazione di altre varianti di tali enzimi, sarà possibile intensificare lo studio per lo sviluppo di piante capaci a fronteggiare forti condizioni di stress.

Lo studio è stato appena sviluppato ed è quindi in fase di implementazione quindi,  nei prossimi mesi, si potranno vedere quali saranno le nuove evidenze scientifiche.

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